Maggiolino: le origini di un mito senza tempo
01 Agosto 2022
Eschini Club

Maggiolino: le origini di un mito senza tempo

VW 30, Typ 1, Beetle, Der Käfer, Maggiolino. Tanti nomi, moltissime anime e una storia affascinante che ha inizio nelle tenebre della Germania nazista grazie alla mente geniale e visionaria di Ferdinand Porsche. Una storia che ha superato gli orrori della seconda guerra mondiale rinascendo grazie alla visione lucida e lungimirante di Ivan Hirst, ufficiale dell’esercito inglese, e che ha attraversato il ‘900 fino ad arrivare a noi, quando nel 2003 Volkswagen ha interrotto la sua produzione.

Un’icona mondiale che ha segnato la storia dell’automobile e l’immaginario collettivo con quasi 22 milioni di modelli prodotti che la classificano come una delle auto più vendute di sempre, a livello mondiale. E poi innumerevoli citazioni pop che l’hanno portato nelle vite, nei desideri e nei ricordi di ognuno di noi. 

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Prima della guerra: Hitler, Ferdinand Porsche e l’Auto del Popolo

Agli inizi del ‘900 negli Stati Uniti il sogno di Henry Ford prende forma: si chiama Ford T ed è la prima auto prodotta attraverso modalità industriali e non più artigianali. Una vera rivoluzione che permette di abbattere i costi di produzione e di immettere sul mercato 15 milioni di esemplari nel giro di circa 20 anni. Per la prima volta nella storia, l’auto non è più un costosissimo privilegio, iniziava così la motorizzazione di massa.

Negli stessi anni in Europa, un giovane ingegnere di nome Ferdinand Porsche rimane affascinato dalla visione di Ford e inizia a lavorare ad un’auto che possa essere bene di massa e non lusso per pochi eletti.

Negli anni ‘30, Hitler manifesta la volontà di rendere i tedeschi autonomi negli spostamenti fornendo loro un’auto robusta, economica e affidabile. Porsche presenta il progetto del suo prototipo al Führer e ottiene il suo benestare per la produzione. L’auto avrebbe dovuto rispettare alcuni requisiti fondamentali: l’abitabilità per 5 persone, una velocità massima di almeno 100 km/h, consumi ridotti e un costo contenuto, inferiore ai mille marchi, l’equivalente di circa 8 stipendi di allora. 

Dopo la prima fase di progettazione, divenne però necessario trovare i fondi per la produzione vera e propria. La soluzione fu un finanziamento pubblico: ai lavoratori tedeschi venne richiesto di partecipare al progetto versando una quota dello stipendio per un periodo di 4 anni. Al termine di questa fase, avrebbero ottenuto in cambio un’auto di proprietà. Così nel febbraio del 1938 partì la produzione dei prototipi di Typ 1, la prima versione del Maggiolino, l’auto che avrebbe rivoluzionato il concetto stesso di mobilità. 

La prima fabbrica della Typ 1 venne costruita presso il castello di Wolfsburg in Sassonia e per omaggiare la partecipazione attiva dei tedeschi al progetto il polo produttivo venne battezzato Volkswagen, letteralmente “Auto del popolo”.

Durante la guerra

La Typ 1 fa il suo debutto al Salone di Berlino nel 1939. Ma nel settembre dello stesso anno Hitler dà inizio al secondo conflitto mondiale e ordina la conversione immediata della Typ 1 in veicolo bellico. Lo stesso Porsche progetta diversi modelli che attraverseranno i campi di battaglia di tutto il mondo, proprio partendo dalla piattaforma e dallo schema originale del Typ 1. 

Su tutti ricordiamo il Typ 82 una camionetta decappottabile, dalle dimensioni compatte, ma con quattro porte, versatile, robusta ed efficiente. E il Typ 166 un’auto anfibia 4x4 con struttura a forma di scafo ed elica posteriore ripiegabile. Poteva muoversi agilmente in acqua raggiungendo i 10 km/h e al contempo affrontare ogni tragitto di terra, anche il più ostico.

La produzione di veicoli bellici va avanti fino alle ultime battute della guerra con oltre 50mila unità consegnate. Poi nel 1945 gli alleati bombardano la fabbrica di Wolfsburg, distruggendola quasi completamente. Si salvano pochissimi esemplari di Typ 1, per lo più nascosti da persone del luogo. Il sogno di Porche sembra essersi infranto per sempre.

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Dopo la guerra: Ivan Hirst e la rinascita

Nel 1945 dopo la fine della guerra, arriva a Wolfsburg Ivan Hirst, un giovane ufficiale dell’esercito inglese, laureato in Ingegneria. Ha l’ordine di distruggere quel che resta della produzione Volkswagen e trasformare la fabbrica in officine utili alle milizie britanniche, attivando un servizio di riparazione dei mezzi di trasporto inglesi. 

Hirst trova per caso, tra le macerie delle Volkswagen, una Typ 1. Ne rimane folgorato, comprende le sue potenzialità quale auto civile e decide di scommettere su questo progetto e di ricostruire lo stabilimento e le linee di produzione in tempi record. 

l suoi superiori approvano il progetto e tra l’agosto e il settembre del 1945, il governo militare britannico ordina la produzione di 40.000 Typ 1 destinate all'amministrazione militare inglese, ipotizzando 4 anni di lavoro per portare a termine la consegna. 

A dicembre del 1945, nonostante le condizioni ancora incredibilmente avverse, erano state prodotte 55 auto. A partire dal 1946, la produzione mensile raggiunse le 1.000 unità. Ma c’era ancora molto da fare.

Gli anni ’50: Heinrich Nordhoff e la produzione su larga scala

Nel 1948 prima del suo ritorno in patria, Hirst sceglie l’ingegnere tedesco Heinz Heinrich Nordhoff per dirigere lo stabilimento che in quel momento offriva lavoro a 8.700 persone. L’obiettivo è impostare una produzione su larga scala della Typ 1. 

Proprio grazie all’abilità di Nordhoff, nel 1948 i processi di lavorazione vengono ottimizzati a tal punto che la produzione annuale passa dai 10.000 esemplari dell’anno precedente a 19.000 unità. Alla fine del 1949 gli inglesi affidarono la guida della Volkswagen all’appena nato governo democratico tedesco. Il Maggiolino diventa vero e proprio simbolo del miracolo economico, simbolo di una rinascita difficile anche solo da immaginare.

Sempre nel 1949 due modelli di Typ 1 vengono esposti a New York. Le vendite superano di anno in anno ogni previsione e aspettativa, ha inizio un percorso costellato di successi senza precedenti, anche sui mercati esteri.  Il 5 agosto del 1955 viene prodotto il milionesimo esemplare del Maggiolino che per l’occasione viene presentato con la carrozzeria color oro e gli interni in velluto e broccato rosso. Il Beetle, rinominato così dal New York Times, conquista le strade di tutto il mondo. È l’inizio di un mito, non una semplice auto, ma un’icona senza tempo. E poi? E poi arrivarono gli anni '60 e furono altrettanto memorabili. Ma questa è un'altra storia e te la racconteremo più avanti. 

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